Lettura Ritmica

Spesso capita di sentir pronunciare la frase: “conosce la musica” riferendosi alla capacità di decifrare una partitura.

Questo è un modo incompleto di esprimere il concetto, poiché la lettura è soltanto uno dei molti fattori che concorrono a formare il musicista.

Ciò non toglie che il saper leggere è spesso indispensabile e può accelerare notevolmente i processi di apprendimento ma, se per alcuni musicisti questa pratica è imprescindibile (pensiamo a chi frequenta un Conservatorio o fa parte di una Banda), per altri le occasioni e gli stimoli per “imparare a leggere” sono decisamente rari (ad esempio chi ha fatto esclusivamente esperienze di musica Rock o simile).

Questo è sicuramente l’handicap principale, ma non è il solo.

Gli strumenti a corda, infatti, per la loro conformazione, creano maggiori problemi, perché la stessa nota può essere dislocata in più punti della tastiera, dando vita a molte combinazioni possibili per eseguire la stessa scala, frase o gruppo di note.

Per alcuni, quindi, può essere necessario molto tempo per raggiungere un discreto livello di lettura (anche ammesso che ci s’impegni in questa direzione) e perciò, dividere la lettura in ritmica e melodica, può essere di grande aiuto.

L’aspetto ritmico è, tra i due, senz’altro il più urgente per vari motivi: esercitandoci con ritmi di diverso tipo aumenteremo la nostra fantasia, prenderemo rapidamente coscienza della durata delle battute o gruppi di esse, saremo in grado di leggere qualsiasi cosa ci capiterà davanti (anche se all’inizio molto lentamente) e, con alcuni consigli supplementari (vedi lezione sulla scrittura ritmica), potremo trascrivere ciò che ascoltiamo.

Per esercitarsi il consiglio è di utilizzare il libro “Solfeggio ritmico N. 1” (o qualcosa di analogo) tratto dal metodo per batteria di Dante Agostini (e in seguito il “Solfeggio sincopato N. 1) che, dopo un iniziale approccio vocale (sostituendo alle note una sillaba ripetuta), sarà eseguito con lo strumento, rendendo il lavoro meno noioso e di grande utilità tecnica, accrescendo l’ elasticità mentale e mettendo alla prova la vostra fantasia nel creare nuovi esercizi (se vi avanzerà il tempo dopo aver eseguito quelli indicati nella scheda : lettura ritmica).

La dislocazione delle note sulla chitarra e sugli strumenti a corde in genere, ha il vantaggio di rendere il trasporto di una frase o di un accordo da una tonalità all’altra molto semplice (grazie alla posizione simmetrica delle note sulla tastiera) ma, come già accennato, ci complica la vita nel momento in cui dobbiamo scegliere come eseguire una frase tra le molte possibili diteggiature che lo strumento offre.

I chitarristi classici avranno, di norma, meno difficoltà a leggere melodie al capotasto e nelle tonalità da loro più frequentate (E, A, D ecc.), mentre chi è abituato a leggere un repertorio nato soprattutto per ance e ottoni (com’è il caso del Jazz) si troverà maggiormente a proprio agio in una zona centrale dello strumento e in altre tonalità (F, Bb, Eb ecc.).

Per migliorarsi in questo senso si dovranno studiare le diteggiature dei pattern in vari modi (in posizione, al capotasto, orizzontalmente, a tutta estensione) per essere pronti a eseguire le stesse cose in vari modi ed essere, di conseguenza, meno legati ai cliché tipici dello strumento.

Come prima cosa bisognerà saper individuare rapidamente le note, e per fare questo è utile, come sempre, affrontare il problema da più punti di vista.

Usando una corda alla volta si possono eseguire scale, dapprima seguendo il ciclo delle 5e e in seguito con una sequenza casuale, partendo con la prima nota a disposizione (questo è un esercizio molto utile anche perché ci si abitua a suonare le scale partendo da ogni grado e in ogni direzione).

Ponendosi al XII capotasto eseguire una sequenza casuale costringendosi a usare solo tre corde alla volta e a muovere la mano (compiendo l’allargamento) solo quando è indispensabile.

Ripetere negli altri 3 set di tre corde e poi su tutti gli altri tasti fino a usare le corde vuote.

Fare gli esercizi precedenti senza guardare lo strumento (è ammesso farlo solo sporadicamente quando la mano sx deve eseguire movimenti molto ampi).

Se durante lo studio non riuscite a impedirvi di guardare, sistemate un leggio a novanta gradi con un fazzoletto sopra, in modo che ogni vostro tentativo di “sbirciare” sia vano.

Sempre usando una sequenza casuale eseguire la prima nota in basso, a proprio piacere, e le successive sempre salendo finché è possibile, per poi tornare usando lo stesso criterio (continuare fino allo sfinimento!).

Fare la stessa cosa raggruppando, sempre seguendo un ordine casuale, 2 o più note.

Procurarsi materiale per la lettura inizialmente non troppo difficile ed il più possibile graduale (esistono vari libri in proposito).

Leggere anche parti non per chitarra, perché la cosa porta ad assimilare diteggiature meno ovvie e a omologarsi meno a quelle altrui.

In ogni caso può essere considerata lettura solo ciò che riusciamo a eseguire senza dover pensare alla diteggiatura (altrimenti è più corretto pensarlo come un esercizio di tecnica).

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