Armonia con Strumento

Prima di iniziare gli studi armonici sullo strumento è opportuno precisare le sue peculiarità e individuare le principali differenze con quello che offre il maggior numero di possibilità armoniche e che è, per la logica con cui si susseguono le note sulla tastiera, in assoluto il migliore per lo studio dell’armonia: il pianoforte.

Il grande vantaggio della chitarra è di essere uno strumento simmetrico, il che significa che imparato un accordo o una frase in un punto si possono trasportare ovunque mantenendo la stessa diteggiatura.

Questo non succede se sono interessate corde vuote, ma tale impiego, anche se importante, è secondario nel caso del repertorio Jazz (in cui prevalgono tonalità più semplici per gli strumenti a fiato) e dovrà seguire uno studio in gran parte separato. Il suonare accordi uguali che si spostano cromaticamente, per noi facilissimo, è impegnativo per un pianista, che dovrà cambiare posizione alla mano ogni volta.

D’altro canto eseguire la stessa posizione a ottave diverse o eseguire passaggi diatonici di ogni genere è molto più complesso per il chitarrista che per il pianista.

Un’altra caratteristica della chitarra è di avere delle “disposizioni” (il modo di distribuire le note dell’accordo) particolarmente semplici (il drop 2 ed il drop 3), altre un po’ meno (il drop 2 & 4 ed il drop 4) ad altre ancora di difficile esecuzione ed in alcuni casi irrealizzabili (le parti strette). Queste ultime al contrario sono molto facili per il pianista che, potendo usare entrambe le mani, è comunque in grado di eseguire anche tutte le altre disposizioni.

La distanza delle note che compongono un accordo, che per il pianista riguarda la posizione delle dita sulla tastiera, dando in questo modo anche un grosso aiuto a livello inconscio, sulla chitarra non segue invece lo stesso tipo di logica (se non quando si suonano melodie su di un’unica corda) e ci costringe a memorizzare posizioni che non hanno una corrispondenza intuitiva con quello che sentiamo.

Fermo restando che lo studio (meglio se fatto senza partitura) dei nostri chitarristi e pianisti preferiti resta una pratica imprescindibile, è opportuno, nello studio dell’armonia, darsi alcune finalità che mettano ordine e, pur con i limiti che ha ogni schematizzazione, ci consentano di assimilare al meglio ciò di cui avremo bisogno per armonizzare melodie e per accompagnare solisti con vari stili.

Ecco quindi i progetti di studio e le motivazioni per cui sono state fatte queste scelte.

  • Studio dei bicordi: 
    per la necessità di rappresentare l’armonia in modo più agile e asciutto e che lasci al solista libertà di scelta a livello di tensioni e scale.

  • Armonizzazione di scale
    con lo stesso accordo:
    In tutta l’estensione utile dello strumento (dal A sulla corda di G) armonizzare le principali scale con le famiglie degli accordi (7, m7 ecc.). Questo ci consentirà di armonizzare melodie e di accompagnare seguendo idee melodiche.

  • Armonizzazione diatonica di scale
    (nelle 5posizioni):

    Restando nell’area di ognuna delle 5 posizioni armonizzare le principali scale (con triadi e con accordi di 7).

  • Armonizzazione diatonica di scale
    (nei vari set):

    Su ognuno dei set di corde armonizzare scale con triadi e accordi nei vari rivolti e nelle varie disposizioni.

  • Varianti da una disposizione base:
    Nelle principali disposizioni chitarristiche (drop 2 e drop 3), in posizione fondamentale e nei tre rivolti, assimilare i cambiamenti che avvengono all’interno della stessa disposizione passando da una specie all’altra.

  • Disposizioni degli accordi nei vari set:
    Una raccolta di 43 schede (ognuna comprendente lo stesso accordo in 44 disposizioni diverse) seguita da una serie di studi (anche walkin’ bass) su giri armonici di ogni genere.
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