Melodia presentazione

La melodia, come il ritmo, può essere in buona parte appresa inconsciamente, semplicemente con il piacere di ascoltare e di ripetere cantando la musica che ascoltiamo sin da bambini.

Tutto ciò, naturalmente, non ha nulla a che vedere con la tecnica vocale, che può anche non essere eccelsa, ma iniziare a formarsi “l’orecchio” in questo modo è senz’altro la via meno faticosa e al contempo non così ovvia e banale come potrebbe sembrare a chi l’ha sempre fatto.

In ogni caso non è mai troppo tardi, perciò se non siete abituati a farlo, recuperate il tempo perduto, perché non esiste altra strada che possa compensare questa mancanza.

Naturalmente questo non basta e va abbinato a un solido lavoro di ear training e alla pratica di cantare tutto quello che eseguite melodicamente con lo strumento (compresa la prima voce degli accompagnamenti e le voci interne che riuscite a identificare).

A ulteriore conferma di quanto detto sinora potrete constatare che la scala maggiore e tutti gli esercizi legati ad essa saranno facilmente cantabili, in quanto abbondantemente depositati nel nostro inconscio musicale, mentre le difficoltà aumentano notevolmente quando si passa alle scale minori (melodica ed armonica), o a quelle di sintesi (diminuita ed aumentata).

Solo dal superamento di queste difficoltà (e non dal puro apprendimento meccanico sullo strumento, anche se indispensabile) si avranno benefici duraturi e riversabili nella nostra musica (sia scritta che improvvisata).

Dopo questa lunga ma necessaria premessa passiamo all’aspetto teorico-pratico, che può essere a sua volta suddiviso in due grandi categorie:

  • A) La scelta delle note da usare su una determinata armonia.
  • B) il modo di raggrupparle per formare un linguaggio musicale che dia un senso compiuto a ciò che suoniamo.

Il suonare le note “giuste” (che oltre un certo livello diventa in parte relativa) è il primo obiettivo da conseguire, e sarà quindi necessario conoscere la scala (o scale) adatta a un dato accordo e le note che lo compongono.

 Ma, mentre per le note dell’accordo, quando sono chiaramente indicate dalla sigla non ci sono problemi, per la scala (e quindi per le estensioni) si dovrà identificare il grado della tonalità su cui l’accordo è collocato (armonia funzionale) per scegliere la scala (modo) da usare.

 Le note dell’accordo e le tensioni disponibili (vedi famiglie) sono dette cordali, vale a dire che formano l’ossatura della melodia, possono avere qualsiasi durata ed essere avvicinate con varie forme d’approccio (analisi melodica).

L’analisi di temi e melodie di vario genere è di grande utilità per capire le varie possibilità e assimilarne l’effetto, ma non potrà essere svolta efficacemente se non abbinata allo studio dell’armonia.

È necessaria anche per la scrittura di seconde voci e per offrire diverse varianti all’armonizzazione di melodie.

La tendenza (nel contesto tonale) di alcune note a risolvere in un determinato modo è senz’altro da conoscere ma, anche in questo caso, si tratta di un aspetto strettamente connesso all’armonia.

Quando si afferma che la musica è matematica c’è sicuramente del vero (vedi per esempio le scale simmetriche e armonie correlate), ma le analogie con il linguaggio parlato e, in misura minore, scritto sono ancora più importanti.

Suonare melodie lunghissime, prive di pause e di respiri più o meno consistenti è un errore in cui rischiano di incorrere tutti gli strumenti che non usano il fiato per emettere il suono.

Ecco perché, anche per questo motivo, è importante cantare (o immaginare di farlo) tutto ciò che si suona, se non altro garantendoci in questo modo una durata “naturale” delle frasi.

La trascrizione di assolo suonati da strumenti a fiato, oltre a stimolarci a usare diteggiature meno ovvie, si dimostra particolarmente utile anche per questi motivi.

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